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Termini e condizioniLa cannabis light, nota per il suo basso contenuto di THC e l’assenza di effetti psicotropi, è stata messa al bando in Italia con l’approvazione del decreto sicurezza. La norma, entrata in vigore il 12 aprile 2025, vieta la coltivazione, la lavorazione e la vendita delle infiorescenze di canapa, anche quando il THC è inferiore ai limiti stabiliti dalla legge europea (0,2%). Questo provvedimento ha sollevato un acceso dibattito, con forti critiche da parte di associazioni di settore ed esperti economici.
Cos’è la cannabis light
La cannabis light è una varietà di Cannabis sativa caratterizzata da un contenuto molto basso di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo responsabile degli effetti psicotropi della marijuana. Al contrario, contiene elevate quantità di cannabidiolo (CBD), una sostanza con proprietà rilassanti e terapeutiche. In Italia, fino a oggi, la legge 242/2016 ne consentiva la coltivazione e l’utilizzo per scopi industriali (alimentare, cosmetico, tessile) purché il THC fosse sotto lo 0,2%.
Cosa prevede il decreto sicurezza?
Il decreto sicurezza vieta esplicitamente la produzione e il commercio delle infiorescenze di canapa e dei prodotti derivati da esse, come oli, resine ed estratti. Con questa norma, la cannabis light viene equiparata alla cannabis tradizionale nel Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti. Questo significa che chi viola le disposizioni rischia sanzioni penali severe.
La legge non distingue tra la canapa industriale e quella destinata all’uso ricreativo. Di conseguenza, anche settori come quello alimentare e cosmetico, che utilizzano derivati della canapa a basso contenuto di THC, subiranno un impatto diretto e consistente.
Le conseguenze economiche e sociali
Secondo uno studio commissionato da Canapa Sativa Italia, il divieto potrebbe causare una perdita economica stimata in 1,94 miliardi di euro e mettere a rischio oltre 22.000 posti di lavoro lungo tutta la filiera agroindustriale. Molte aziende agricole guidate da giovani imprenditori si trovano ora nell’incertezza, mentre associazioni come Coldiretti e Confagricoltura denunciano un colpo devastante per l’agroalimentare italiano.
Inoltre, esperti del settore temono che l’eliminazione di un mercato legale della cannabis possa favorire la criminalità organizzata, che potrebbe sfruttare il contrabbando delle infiorescenze per trarne profitto.
Un dibattito ancora aperto
Il provvedimento si scontra con normative europee che riconoscono la legittimità della coltivazione e vendita della canapa industriale a basso contenuto di THC. La Corte di Giustizia Europea ha più volte stabilito che tali prodotti non possono essere considerati stupefacenti né vietati dagli Stati membri senza prove scientifiche sui rischi per la salute pubblica. Questo apre la strada a possibili ricorsi contro il decreto italiano.
La messa al bando della cannabis light rappresenta una svolta drastica che colpisce un intero settore economico e riaccende il dibattito sulla regolamentazione della canapa in Italia. Mentre le associazioni di settore cercano soluzioni legali per contrastare il provvedimento, resta da vedere se l’Italia dovrà affrontare sanzioni europee per violazione delle direttive comunitarie.