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Termini e condizioniLa novità principale riguarda il criterio per sanzionare chi si mette al volante dopo aver assunto droghe: non basta più la semplice positività a un test, ma occorre dimostrare che la sostanza sia ancora attiva nell’organismo al momento della guida.
La rifrorma del Codice della strada
Con la riforma del Codice della strada approvata a fine 2024, era stato eliminato il riferimento allo “stato di alterazione psico-fisica” tra i requisiti per sanzionare la guida sotto l’effetto di stupefacenti. In pratica, bastava risultare positivi a un test tossicologico, anche se la sostanza era stata assunta giorni prima e non aveva più alcun effetto sulla capacità di guidare, per incorrere in sanzioni e sospensione della patente. Questa impostazione, fortemente voluta dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, aveva suscitato critiche da parte di esperti e associazioni, che la consideravano poco attinente alla sicurezza stradale.
La circolare dell’11 aprile ha però chiarito che questo principio non è più valido: per contestare la guida dopo l’assunzione di stupefacenti occorre accertare che la sostanza “produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida”. In altre parole, è necessario dimostrare una “perdurante influenza” della sostanza sulla capacità di condurre il veicolo, e che l’assunzione sia avvenuta in un periodo prossimo alla guida.
Come cambiano i controlli: test salivare e analisi di conferma
Le nuove indicazioni operative prevedono che, in caso di controllo, le forze dell’ordine sottopongano il conducente a un test salivare rapido, considerato un accertamento preliminare. Se il test risulta positivo, vengono prelevati due campioni di saliva, che devono essere conservati a temperatura controllata e inviati quanto prima a un laboratorio di tossicologia forense. Solo le analisi di conferma su questi campioni – e non il semplice test rapido – possono portare a un’incriminazione. I test delle urine, invece, sono esclusi perché possono rilevare tracce di sostanze anche molti giorni dopo l’assunzione, senza che queste abbiano più effetto sulla guida.
Un aspetto importante introdotto dalla circolare riguarda i metaboliti: le analisi devono distinguere tra metaboliti attivi, che indicano la presenza di effetti ancora in corso, e metaboliti inattivi, che attestano solo un’assunzione pregressa e non più rilevante dal punto di vista della sicurezza stradale. Solo la presenza di metaboliti attivi può portare a una sanzione.
Esclusione delle terapie mediche e garanzie per la difesa
La circolare specifica inoltre che le analisi devono considerare l’eventuale assunzione di farmaci prescritti dal medico, come oppioidi o psicofarmaci, che possono contenere gli stessi principi attivi delle sostanze stupefacenti. In questi casi, non scatta alcuna sanzione.
In caso di conferma della positività, il secondo campione di saliva deve essere conservato dal laboratorio per almeno un anno a -18 gradi, a disposizione della magistratura e della difesa per eventuali controanalisi.
Un cambio di passo per la sicurezza stradale
La circolare non modifica la legge, ma fornisce indicazioni pratiche che di fatto limitano la portata della riforma, riportando al centro la necessità di accertare un’effettiva alterazione della capacità di guida. Resta ora da vedere come i tribunali interpreteranno la norma nei prossimi mesi, ma per molti automobilisti e operatori del settore si tratta di un importante passo avanti verso controlli più equi e mirati.