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Termini e condizioniLa poesia accompagna l’uomo da millenni. Prima ancora che fosse scritta, esisteva già nella forma del canto, della narrazione orale, delle storie che si tramandavano di generazione in generazione. Ma come è nata la forma poetica? Per rispondere dobbiamo immergerci tra mito e storia, tra la leggenda fondativa di Orfeo e l'evoluzione del verso nell'Italia di Dante.
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Orfeo e il potere della parola
Secondo la mitologia greca, il primo vero poeta è stato Orfeo, capace di incantare uomini, animali e persino le forze della natura con la sua lira e i suoi versi. La storia d’amore tragica con Euridice lo consacra come simbolo del potere immenso della parola: la poesia, unita alla musica, non solo può raccontare ma trasforma anche il mondo, commuove e seduce, persino nell’Ade.
Questa stessa tradizione orale, in cui ritmo e melodia sono intrecciati, è tipica non soltanto del 'mitico' Orfeo ma anche (e sopratutto) dei rapsodi dell’antica Grecia, cioè i cantori che si mettono a declamare - nella realtà, non nelle favole - i poemi epici di Omero, l’"Iliade" e l’"Odissea", trasmettendo attraverso la memoria i valori di quelle opere.
Dalla musica alla pagina: la poesia nell’antica Roma
Con il tempo, poi, la poesia si svincola progressivamente dalla musica per diventare arte scritta. Nell’antica Roma, Virgilio, Orazio e Ovidio trasformano quindi il verso in una forma raffinata di espressione, con regole metriche precise. Ovidio, in particolare, nei suoi "Amores" e nelle "Metamorfosi", mostra ai contemporanei come la poesia riesca ad essere al tempo stesso una finestra sul mondo, e un gioco di sottile ingegno.
La nascita della poesia italiana: dalla Sicilia alla Toscana
Dobbiamo arrivare infine al XIII secolo per trovare l’origine della poesia in lingua italiana. In questo periodo alla corte di Federico II di Svevia nasce la Scuola Siciliana, dove poeti come Giacomo da Lentini iniziano a sperimentare il sonetto, forma che dominerà per secoli la lirica europea.
Ma il vero punto di svolta arriva con i toscani: Dante, con la sua "Divina Commedia", trasforma la poesia in un viaggio spirituale e universale, mentre il Dolce Stil Novo, con Guido Guinizelli e Guido Cavalcanti, esalta l’amore come esperienza sublime e intellettuale. Francesco Petrarca, poi, si occuperà di perfezionare il sonetto toscano, rendendolo davvero immortale.
L’influenza italiana sulla poesia inglese
Spostiamoci adesso all'estero. Se pensiamo a un gigante della poesia inglese, ad esempio, subito ci viene in mente William Shakespeare. Ma prima di lui, nel XIV secolo, è Geoffrey Chaucer, autore dei "Canterbury Tales", a introudrre in Inghilterra forme e temi italiani, dopo un viaggio a Firenze in cui era entrato in contatto con il Boccaccio e il Petrarca.
La tradizione poetica inglese germoglia poi, definitivamente, con Shakespeare, che nei suoi "Sonetti" riesce a sublimare l’amore e la bellezza con uno stile ancora oggi insuperato. E dimostra anche grandissima versatilità, con l'applicazione della poesia al Teatro Elisabettiano dell'epoca.
Il Novecento: da Eliot a Pound
Con un grosso 'balzo' in avanti, arriviamo infine al XX secolo, periodo storico funestato da guerre mondiali e rivolzioni epocali, in cui anche la poesia si rinnova radicalmente. T.S. Eliot, con "La terra desolata", stravolge a inizio secolo il linguaggio poetico, aprendo la strada al cosidetto modernismo. Mentre Ezra Pound, suo maestro e mentore, è uno dei primi a sperimentare nuove forme, frammentarie e colte, con i suoi "Cantos", riscoprendo e reinterpretando la tradizione classica e quella italiana.
Negli anni seguenti la lirica continua a evolversi, e l'Italia torna protagonista con poeti come Salvatore Quasimodo ed Eugenio Montale, entrambi vincitori del premio Nobel per la Letteratura. Mentre il nuovo millennio si apre su forme di scrittura, e strumenti, del tutto rinnovati.
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