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Termini e condizioniIl cosiddetto 'saluto romano', con il braccio destro teso e la mano aperta, è oggi universalmente riconosciuto come uno dei simboli più evidenti del fascismo italiano. Tuttavia, la sua origine storica è molto più recente e controversa rispetto a quanto suggerisca il nome. Contrariamente alla credenza popolare, questo gesto non era in uso nell'antica Roma: nessuna fonte letteraria latina né reperto archeologico attesta l’esistenza di un simile saluto tra i Romani.
Il mito del saluto romano nasce in realtà tra Otto e Novecento, alimentato da una serie di fraintendimenti storici e da una volontà di “inventare la tradizione” per legittimare il regime fascista come erede dell’impero romano.
Il primo utilizzo documentato del saluto romano
Il primo utilizzo documentato del gesto in Italia risale all’occupazione di Fiume (oggi Rijeka, Croazia) tra il 1919 e il 1920, guidata dal poeta Gabriele d’Annunzio. Durante i suoi discorsi dal balcone, i legionari rispondevano agli appelli sollevando il braccio destro, un gesto che si trasmise poi agli squadristi di Mussolini. Nel 1922, con l’ascesa del fascismo, il saluto fu adottato ufficialmente come simbolo di appartenenza e fedeltà al regime. Nel 1925, un regio decreto ne impose l’uso nelle amministrazioni pubbliche, sancendo la volontà di fascistizzare ogni aspetto della società italiana.
Il Partito Nazionale Fascista, in particolare sotto la guida di Achille Starace negli anni ’30, promosse una campagna per sostituire la “borghese” e poco igienica stretta di mano con il saluto romano, sebbene la tradizione della stretta di mano resistette anche tra gli alti gerarchi. Il gesto si diffuse anche in altri regimi autoritari, come il nazismo tedesco, che lo adottò con alcune varianti.
Perché il saluto romano è (o dovrebbe essere) illegale oggi
Dopo la caduta del fascismo e la scoperta dei crimini dei regimi totalitari, il saluto romano è diventato un potente simbolo di odio, violenza e nostalgia per le dittature del Novecento. In Italia, la Costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista e la legge Scelba del 1952, seguita dalla legge Mancino del 1993, proibisce manifestazioni che promuovano ideologie fasciste e razziste.
Tuttavia, la giurisprudenza stabilisce che il saluto romano è punibile solo se rappresenta un incitamento alla violenza, un pericolo per l’ordine pubblico o un tentativo di ricostituzione del partito fascista. In assenza di queste condizioni, il saluto può non essere considerato reato, anche se resta fortemente stigmatizzato.
Il motivo per cui il saluto romano dovrebbe essere illegale oggi risiede nel suo significato simbolico: non si tratta di un semplice gesto, ma di un richiamo esplicito a un’ideologia che ha promosso la soppressione delle libertà, la discriminazione razziale e la violenza politica. Permettere la diffusione di questo gesto significa legittimare, anche indirettamente, la nostalgia per regimi totalitari e favorire l’incitamento all’odio e alla discriminazione.
In conclusione, il saluto romano non è un’antica tradizione ma un’invenzione del Novecento, adottata dal fascismo per rafforzare il proprio mito e la propria identità. Oggi, il suo utilizzo pubblico rappresenta un pericolo per la memoria democratica e la convivenza civile, motivo per cui la sua repressione legale è non solo giustificata, ma necessaria per tutelare i valori fondativi della Repubblica italiana.