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Termini e condizioniIl terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito il Myanmar il 28 marzo 2025 non ha solo lasciato macerie e lutti, ma ha anche creato, purtroppo, le condizioni ‘perfette’ per una crisi sanitaria senza precedenti. Con più di 2.000 morti accertati al momento e 3.400 feriti, il paese affronta ora un rischio epidemico elevatissimo, legato al collasso del sistema idrico, alla distruzione degli ospedali e agli sfollamenti di massa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato l’emergenza come Grado 3, il livello massimo di allerta.
Acqua contaminata e colera in agguato
Il crollo delle infrastrutture idriche ha lasciato 2,8 milioni di persone senza accesso ad acqua potabile nelle regioni di Sagaing, Mandalay e Nay Pyi Taw. Secondo l’OMS, il 40% delle strutture sanitarie nelle zone colpite risulta danneggiato o distrutto, tra cui tre ospedali principali a Nay Pyi Taw e Bago. Questo scenario favorisce il riemergere del colera, endemico nel paese dal luglio 2024 e già presente in 9 stati su 17 prima del sisma.
La combinazione tra acque stagnanti, igiene precaria e temperature tropicali crea un terreno fertile per diarrea acuta e leptospirosi, malattie che nelle aree rurali colpiscono soprattutto bambini sotto i 5 anni. Le stime OMS indicano che 340.000 persone potrebbero necessitare di cure per patologie idriche entro aprile.
Il peso di un sistema sanitario allo stremo
Ancor prima del terremoto, solo il 30% degli ospedali nelle regioni centrali del Myanmar era pienamente operativo a causa del conflitto civile in corso dal 2021. Il terremoto ha aggravato questa situazione: a Mandalay, l’ospedale generale è parzialmente crollato, mentre il personale medico sopravvissuto lavora senza elettricità né strumenti chirurgici adeguati. Le scorte di sangue e anestetici sono quasi esaurite, e i kit per la chirurgia d’emergenza inviati dall’OMS coprono appena il 15% del fabbisogno stimato.
La bomba a orologeria degli sfollati
Oltre 200.000 persone hanno trovato rifugio in campi provvisori, dove il sovraffollamento e la carenza di servizi igienici moltiplicano i rischi. L’UNFPA segnala che il 60% degli sfollati sono donne e bambine, esposte a violenze di genere e a interruzioni dei servizi di salute riproduttiva. In queste condizioni, malattie come morbillo e dengue – già in aumento nel 2024 – potrebbero trasformarsi in epidemie incontrollabili.
La corsa contro il tempo per evitare il disastro
L’OMS ha mobilitato 20 squadre mediche internazionali e distribuito 3 tonnellate di forniture d’emergenza, ma gli aiuti faticano a raggiungere le zone più colpite. Il terremoto ha distrutto ponti chiave sull’Irrawaddy e danneggiato l’aeroporto internazionale di Mandalay, snodo cruciale per i soccorsi. Servirebbero 8 milioni di dollari per potenziare la risposta sanitaria nei prossimi 30 giorni, ma al 31 marzo è stato raccolto solo il 20% della somma.
La comunità internazionale teme un effetto domino: senza interventi rapidi, il bilancio di 1.600 morti potrebbe moltiplicarsi per malattie prevenibili. Come avverte il rappresentante OMS in Myanmar, "questa non è solo un’emergenza sismica, ma una tempesta perfetta dove conflitto, povertà e collasso ambientale si alimentano a vicenda". Ora il mondo ha gli occhi puntati su un paese che rischia di scivolare nel baratro sanitario.