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Termini e condizioniCome funziona il reattore della NASA e perché serve sulla Luna
Il progetto della NASA prevede la realizzazione di un reattore a fissione capace di generare almeno 100 kilowatt di potenza elettrica, sufficiente per alimentare habitat, apparecchiature scientifiche, sistemi di comunicazione e processi industriali di base per una piccola colonia di astronauti per almeno dieci anni. Questa scelta tecnologica si spiega con le peculiarità dell’ambiente lunare: il giorno e la notte durano circa 14 giorni terrestri ciascuno, rendendo i pannelli solari insufficienti a garantire una fornitura elettrica costante. Il reattore nucleare, invece, può funzionare indipendentemente dalla presenza del Sole e dalle difficili condizioni ambientali della superficie lunare.
Un simile impianto sfrutterà la fissione dell’uranio a basso arricchimento (HALEU), utilizzando un design compatto e modulare pensato per essere trasportato e installato tramite i lander delle missioni Artemis. Il peso massimo previsto sarà attorno alle sei tonnellate e il reattore verrà progettato per operare in modo autonomo, con accensione solo dopo l’arrivo sulla Luna, a tutela della sicurezza.
Una sfida tecnologica, geopolitica e industriale
Il piano NASA si inserisce in una vera e propria “seconda corsa allo spazio”, alimentata dalla concorrenza di Cina e Russia che stanno progettndo analoghe installazioni di mini-reattori nei futuri avamposti lunari. La superiorità tecnologica e la capacità di assicurare energia stabile sono considerate essenziali sia per la fattibilità delle missioni che per la proiezione di influenza internazionale nello spazio.
Partner industriali di primo piano (Lockheed Martin, Westinghouse, IX) sono già coinvolti nella fase di progettazione: l’invito a presentare proposte scadrà entro la fine del 2025 e la selezione dei modelli definitivi sarà effettuata entro il 2026. L’installazione operativa dovrà seguire nei lanci Artemis previsti entro la fine del decennio.
Verso una nuova generazione di energia spaziale
Il ricorso all’energia nucleare in ambito spaziale non è una novità: la NASA e il Dipartimento dell’Energia hanno già sperimentato generatori a radioisotopi (RTG) e microreattori per sonde come Voyager, Cassini e Perseverance. Tuttavia, la scala e la robustezza richieste dal programma lunare pongono una sfida inedita, tecnica e organizzativa, tra affidabilità, sicurezza, autonomia e minimizzazione dell’impatto ambientale.
Se la missione avrà successo, l’esperienza sul suolo lunare aprirà la strada all’impiego di simili reattori nella futura esplorazione di Marte o per fornire energia in contesti terrestri remoti o d’emergenza. Non mancano le difficoltà, tuttavia, tra tagli di budget e pressioni geopolitiche, ma la costruzione di un reattore nucleare sulla Luna potrebbe segnare un capitolo storico nella colonizzazione spaziale, stabilendo così i presupposti per una presenza umana stabile e autosufficiente tra le stelle.