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Termini e condizioniLe operazioni, condotte con veicoli blindati e numerosi agenti, hanno suscitato immediata indignazione e mobilitazione sociale. Nel giro di poche ore, migliaia di persone si sono radunate in centro città per manifestare contro quella che è stata percepita come una repressione dura e indiscriminata. Le proteste, inizialmente pacifiche, sono rapidamente degenerati in scontri con la polizia, che ha risposto con manganelli, lacrimogeni e proiettili di gomma.
La tensione è ulteriormente cresciuta nei giorni successivi, con saccheggi e atti vandalici segnalati nel quartiere finanziario di Los Angeles, dove alcuni taxi senza conducente sono stati incendiati. La polizia ha imposto un coprifuoco notturno in diverse aree del centro, valido dalle 20 alle 6, per cercare di contenere le manifestazioni e gli assembramenti non autorizzati. Nonostante ciò, decine di arresti di massa sono stati effettuati, con quasi 400 persone fermate dal 6 giugno, molte delle quali migranti senza permesso di soggiorno.
Le parole del governatore Gavin Newsom
Il governatore della California, Gavin Newsom, ha definito le azioni federali “una follia” e un “atto dittatoriale”, criticando l’uso massiccio di militari e forze dell’ordine senza un coordinamento con le autorità locali. La sindaca di Los Angeles, Karen Bass, ha parlato invece di un esperimento politico da parte dell’amministrazione Trump, accusandola di voler violare le leggi statali e minare la coesione sociale della città, che dipende in gran parte dal lavoro degli immigrati.
Dal canto suo, la Casa Bianca ha difeso la linea dura, definendo i manifestanti “criminali stranieri illegali” e annunciando di voler scoprire chi finanzia le proteste. Il presidente Donald Trump ha ordinato il dispiegamento di circa 2.000 soldati della Guardia Nazionale e 700 Marines a Los Angeles. E ha inoltre sottolineato la necessità di ristabilire l’ordine e contrastare quella che ha definito “un’invasione”.
L'evoluzione delle proteste in America
Le proteste si sono diffuse anche in altre città americane, come San Francisco, New York, Portland e Seattle, e hanno coinvolto sindacati, associazioni civili e comunità religiose, assumendo un carattere più ampio di contestazione contro le politiche migratorie e l’accentramento del potere federale.
In sintesi, la scintilla che ha acceso le proteste a Los Angeles è stata la dura repressione dei migranti irregolari con arresti di massa e retate improvvise, ma il malcontento riflette un dissenso più profondo verso la politica migratoria dell’amministrazione Trump e il modo in cui questa si è scontrata con le autorità locali e le comunità coinvolte.