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Cos’è l’effetto Donald, che sta spingendo Canada, Australia (e altre nazioni) sempre più a sinistra
May 5, 2025 at 8:30 AM
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Che cos’è l’effetto Donald?

Il termine effetto Donald si riferisce all’impatto politico, spesso paradossale, che le azioni e le scelte di Donald Trump stanno avendo sugli equilibri elettorali di altri Paesi. Invece di rafforzare i partiti conservatori a lui più vicini ideologicamente, le sue politiche aggressive - in particolare i dazi commerciali, le pressioni diplomatiche e la retorica nazionalista - stanno spingendo gli elettori di Canada, Australia e altri Paesi a premiare i partiti progressisti e centristi, percepiti come più capaci di difendere l’interesse nazionale e l’autonomia rispetto agli Stati Uniti.

Il caso Canada

In Canada, il cosiddetto effetto Donald si è manifestato in modo clamoroso. Dopo l’uscita di scena di Justin Trudeau, i sondaggi davano per favorita la destra conservatrice di Pierre Poilievre. Tuttavia, l’imposizione di dazi da parte di Trump e le sue dichiarazioni provocatorie sulla possibilità di annessione del Canada come “51esimo stato” hanno suscitato una reazione di orgoglio nazionale e patriottismo. Questo ha permesso al nuovo leader liberale Mark Carney di rimontare e superare i conservatori, portando la sinistra a una vittoria insperata.

Il caso Australia

In Australia, la situazione è stata simile: il governo laburista di Anthony Albanese era dato in netto svantaggio rispetto al leader conservatore Peter Dutton. Ma l’ansia e l’irritazione per i dazi imposti da Trump sulle esportazioni australiane verso gli Stati Uniti hanno spinto molti elettori a rivedere le proprie scelte. La percezione che Dutton fosse troppo allineato a Trump ha penalizzato i conservatori, mentre Albanese è stato premiato per aver difeso gli interessi nazionali e i valori australiani, ottenendo una vittoria storica e una maggioranza schiacciante.

Un fenomeno globale

L’effetto Donald non si limita a Canada e Australia. Anche in altri Paesi, come il Messico, la retorica e le politiche protezionistiche di Trump hanno rafforzato il consenso per i governi progressisti, che vengono percepiti come più attenti a difendere la sovranità e l’economia nazionale di fronte alle pressioni statunitensi.

Le ragioni dell’effetto

Alla base di questo fenomeno ci sono diversi fattori:

  • Le politiche economiche aggressive di Trump (dazi, minacce commerciali) colpiscono direttamente gli interessi di Paesi alleati, generando risentimento e spingendo l’elettorato verso chi promette una maggiore autonomia dagli Stati Uniti
  • La retorica nazionalista e “America First” di Trump viene percepita come una minaccia all’indipendenza e ai valori locali, e rafforza quindi il patriottismo e la coesione interna dei Paesi colpiti
  • I leader conservatori che si avvicinano troppo a Trump o ne imitano lo stile (definito “Trump-lite”) vengono puniti dagli elettori, soprattutto nelle grandi aree urbane e tra i giovani.

L’effetto Donald rappresenta dunque una delle dinamiche più interessanti e inattese della politica internazionale contemporanea. Invece di rafforzare i conservatori, la presenza e le politiche di Trump stanno spingendo molti elettori verso il centrosinistra, in nome della difesa dell’interesse nazionale e di una maggiore autonomia rispetto agli Stati Uniti. Un fenomeno che, almeno per ora, sembra destinato a proseguire.

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