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Termini e condizioniLa svolta è arrivata dopo l’annuncio di nuovi pesanti dazi da parte di Trump, che ha scatenato una fuga dagli asset denominati in dollari: nelle ultime settimane il biglietto verde ha perso circa il 10% contro le principali valute, mentre l’euro ha registrato un balzo del 5,4% da inizio aprile, superando quota 1,13 dollari e toccando i massimi dal 2021. Questo movimento inatteso è stato alimentato dalla percezione che l’amministrazione americana sia ormai troppo imprevedibile per garantire la stabilità necessaria ai grandi investitori internazionali.
Secondo numerosi osservatori, la forza dell’euro non è solo il risultato di dinamiche valutarie, ma anche di un cambiamento di percezione strutturale: la zona euro viene vista oggi come più affidabile, prevedibile e ancorata allo stato di diritto rispetto agli Stati Uniti. Val Dombskis, responsabile economico della Commissione europea, ha dichiarato a questo proposito, durante gli incontri del Fondo Monetario Internazionale, che “la nostra stabilità e la prevedibilità sono diventate un asset”, sottolineando in questo modo la crescente domanda di titoli e obbligazioni denominati in euro.
L'effetto Trump sui mercati globali
L’effetto Trump non si limita alla fuga dal dollaro. L’incertezza sulle alleanze transatlantiche e la messa in discussione del ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale stanno spingendo l’Europa a colmare finalmente il gap storico nella creazione di asset sicuri, come i titoli di Stato comuni, in grado di competere con i Treasury americani. In questo scenario, l’euro emerge come unico vero candidato alternativo, favorito anche dalla politica monetaria più prudente della BCE rispetto alla Fed, che ha già avviato tagli dei tassi.
Possibili effetti collaterali
Non mancano però effetti collaterali: il rafforzamento dell’euro, se da un lato attira capitali, dall’altro penalizza le esportazioni europee, già sotto pressione per i dazi americani, e rischia di ridurre i profitti delle aziende continentali. Tuttavia, la percezione di un’Europa più coesa e pronta a sostenere la crescita, come dimostrato dal recente maxi-piano di investimenti tedesco, rafforza la fiducia degli investitori.
In sintesi, l’imprevedibilità di Trump sta accelerando un processo che sembrava impensabile fino a pochi anni fa: la possibilità che l’euro assuma un ruolo di primo piano come valuta di riferimento globale. Se la Casa Bianca continuerà su questa linea, la finanza internazionale potrebbe assistere a un riequilibrio storico tra le due sponde dell’Atlantico, con l’euro pronto a raccogliere l’eredità del dollaro come simbolo di stabilità e affidabilità.