Benvenuto! Leggi qui i nostri
Termini e condizioniIl principale strumento a disposizione dell’Europa è la revisione dell’Accordo di associazione UE-Israele, in vigore dal 2000, che regola i rapporti politici, diplomatici e soprattutto commerciali tra le due parti. L’Unione Europea è il primo partner commerciale di Israele: oltre un terzo del commercio totale israeliano avviene con i Paesi UE, mentre per Bruxelles Israele rappresenta solo lo 0,8% degli scambi complessivi. Questo squilibrio rende Israele particolarmente vulnerabile a eventuali restrizioni economiche decise dall’Europa.
La revisione dell’accordo, proposta dai Paesi Bassi e sostenuta da una maggioranza dei ministri degli Esteri UE, mira a verificare se Israele abbia violato l’articolo 2 del trattato, che vincola le relazioni bilaterali al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici. Se la Commissione europea dovesse accertare una violazione, potrebbero scattare misure come l’introduzione di nuove tariffe commerciali, la sospensione di trattamenti preferenziali o addirittura la sospensione totale dell’accordo. Quest’ultima opzione, però, richiederebbe l’unanimità dei 27 Stati membri, un traguardo politicamente difficile da raggiungere.
Sanzioni mirate e riconoscimento della Palestina
Parallelamente, diversi Paesi europei stanno spingendo per l’introduzione di sanzioni individuali contro membri del governo Netanyahu e coloni responsabili di violenze in Cisgiordania. Altri, come Spagna e Irlanda, propongono il riconoscimento formale dello Stato di Palestina come ulteriore leva diplomatica per isolare Israele e costringerlo a rivedere la propria strategia militare.
Il Regno Unito ha già sospeso i colloqui commerciali con Israele, mentre Francia e Canada hanno minacciato azioni concrete se non verrà garantito l’accesso agli aiuti umanitari a Gaza. Queste iniziative, se coordinate a livello europeo, potrebbero aumentare la pressione su Tel Aviv, soprattutto in un momento di crescente isolamento internazionale.
Le difficoltà e i limiti della strategia europea
Nonostante il crescente consenso tra molti Stati membri, la posizione dell’UE resta frammentata: alcuni governi, tra cui quello italiano, si sono espressi contro la revisione dell’accordo, temendo ripercussioni economiche o diplomatiche. La sospensione totale dell’accordo di associazione resta quindi improbabile, ma già la procedura di revisione rappresenta un segnale forte e un primo passo concreto per esercitare pressione su Israele.
L’Europa, attraverso la leva commerciale e la revisione degli accordi economici, può incidere in modo significativo sulla politica israeliana a Gaza. Tuttavia, l’efficacia di queste misure dipenderà dalla capacità dei 27 Stati membri di mantenere una posizione unitaria e di superare le divisioni interne. Nel frattempo, la pressione diplomatica e le sanzioni mirate restano gli strumenti più immediati per tentare di fermare la guerra e favorire una soluzione negoziata alla crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza.