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Termini e condizioniIl sostegno a Trump e la scommessa politica di Musk
Musk è stato uno dei più importanti sostenitori della candidatura di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca, investendo risorse, capitale mediatico e personale nella campagna del tycoon repubblicano. Secondo analisti e osservatori, la scelta di Musk non è stata dettata solo da interessi commerciali – come la prospettiva di nuovi contratti federali per SpaceX e Starlink, incentivi per Tesla e protezione normativa per X – ma anche dal desiderio di influenzare direttamente la politica americana e rafforzare la propria immagine di “innovatore globale”. Tuttavia, la sua presenza a Washington si è rivelata più complessa del previsto: scontri con la burocrazia, tensioni con i repubblicani e una crescente diffidenza all’interno dello stesso entourage trumpiano hanno limitato il suo impatto reale sulle scelte di governo.
Tagli, polemiche e la parabola del DOGE
Durante il suo mandato al DOGE, Musk si è distinto per una serie di misure drastiche, tra cui i tagli ai programmi di inclusione e diversità del Dipartimento dell’Educazione e la riduzione degli aiuti abitativi per gli immigrati a New York. Queste scelte, lodate pubblicamente da Trump come “servizio impareggiabile all’America moderna”, hanno però suscitato forti critiche da parte di associazioni umanitarie e organizzazioni per i diritti civili, che hanno denunciato un peggioramento delle condizioni per le fasce più vulnerabili della popolazione. L’imprenditore ha dovuto inoltre affrontare le ricadute negative sulle sue aziende, con Tesla e SpaceX penalizzate da una gestione divisa tra affari e politica e da una reputazione internazionale sempre più controversa.
Le 'ombre' nella vita privata di Musk
A pesare sull’immagine pubblica di Musk sono arrivate anche le recenti accuse di abuso di sostanze stupefacenti. Secondo un’inchiesta del New York Times, durante la campagna elettorale a sostegno di Trump, Musk avrebbe fatto uso di un cocktail di circa venti sostanze, tra cui ketamina, Adderall, ecstasy e funghi allucinogeni. Queste rivelazioni, che hanno trovato eco in numerosi media internazionali, hanno alimentato dubbi sulla lucidità e l’affidabilità del manager, già noto per comportamenti eccentrici e per l’iperattività mostrata in pubblico e sui social durante i mesi di maggiore esposizione politica.
Eredità e prospettive future
L’uscita di scena di Musk dalla Casa Bianca è stata accompagnata da una conferenza stampa in cui lo stesso imprenditore ha dichiarato di voler “restare nell’orbita della politica trumpiana”, ma senza chiarire in che forma. Il bilancio di questa parentesi politica appare tuttavia negativo: risultati amministrativi limitati, aziende in difficoltà, reputazione personale segnata da scandali e polemiche. Trump, pur elogiandolo pubblicamente, ha ribadito il proprio ruolo dominante, lasciando intendere che Musk è stato più uno strumento che un vero protagonista della stagione politica appena conclusa.
Guardando al futuro, resta da capire se Musk riuscirà a ricostruire la propria immagine e a rilanciare le sue aziende, o se l’esperienza politica avrà lasciato ferite troppo profonde. L’eredità che lascia a Washington è quella di una stagione di tagli, tensioni e polemiche, in cui la promessa di efficienza e innovazione si è scontrata con la complessità della politica e con i limiti dell’ambizione personale. Nel frattempo, si fa largo tra i democratici Usa l'ipotesi di una 'pace politica' con Elon. Che potrebbe portare, nel prossimo futuro, a un rientro del visionario imprenditore nell'orbita progressista di sinistra del Paese.