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Termini e condizioniNel linguaggio politico, i ‘franchi tiratori’ sono quei parlamentari che, sfruttando il voto segreto, scelgono di non seguire le indicazioni ufficiali del proprio partito o schieramento, votando quindi in modo diverso o addirittura opposto rispetto alla linea decisa. Si tratta di una figura spesso invisibile e difficile da individuare, che agisce nell’ombra e può determinare l’esito di votazioni cruciali, come l’elezione di un capo di Stato o di governo.
L’origine del termine risale però al contesto militare: 'franco tiratore' deriva dal francese franc-tireur, ovvero “libero tiratore”. Durante la Rivoluzione francese e la guerra franco-prussiana (1870-1871), i franchi tiratori erano combattenti che agivano autonomamente, senza ordini diretti, colpendo il nemico con azioni di guerriglia. Nel dopoguerra, il termine è stato adottato in politica per descrivere chi, in votazioni segrete, si comporta da 'cecchino' solitario, colpendo di sorpresa e senza coordinamento.
In Italia, la locuzione è entrata stabilmente nel lessico parlamentare dagli anni Cinquanta, indicando chi, all’interno di un’assemblea, tradisce la disciplina di partito. Il fenomeno dei franchi tiratori si è verificato spesso in occasioni chiave, come le elezioni del Presidente della Repubblica, dove il voto segreto favorisce comportamenti imprevedibili e spesso decisivi per l’esito finale.
Il caso Merz: franchi tiratori in azione al Bundestag
L’elezione di Friedrich Merz a cancelliere della Germania è stata segnata proprio dall’azione dei franchi tiratori. Al primo scrutinio, Merz – sostenuto dalla coalizione tra Cdu-Csu e Spd, forte di 328 deputati – si è fermato a 310 voti, sei in meno rispetto ai 316 necessari per la maggioranza assoluta. Ben 18 parlamentari della sua stessa maggioranza hanno scelto di non sostenerlo, votando contro, astenendosi o annullando la scheda. Un segnale di dissenso interno che ha colto di sorpresa osservatori e alleati, costringendo la coalizione a un secondo scrutinio nel pomeriggio, dove Merz ha infine ottenuto 325 voti e la nomina ufficiale a cancelliere federale.
Secondo gli analisti, la bocciatura al primo turno è stata letta come un affronto e un campanello d’allarme per la stabilità futura del governo Merz. Le ragioni del dissenso sarebbero legate, tra l’altro, alle recenti decisioni del leader conservatore di allentare le regole di bilancio per finanziare un ambizioso piano di riarmo, scelta non condivisa da una parte dei parlamentari della sua stessa area.
Il caso tedesco non è isolato: la storia della politica europea, e italiana in particolare, è ricca di episodi in cui i franchi tiratori hanno affossato candidature date per certe, cambiando in maniera drastica gli equilibri parlamentari. Dal Quirinale al Bundestag, la presenza di franchi tiratori ricorda quanto il voto segreto possa essere un’arma a doppio taglio, capace di mettere in discussione anche le maggioranze più solide.