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Termini e condizioniStretta sullo ius sanguinis: cittadinanza solo fino ai nonni
Uno dei punti cardine del decreto riguarda la trasmissione della cittadinanza per discendenza. D’ora in avanti, potranno essere riconosciuti cittadini italiani per ius sanguinis solo coloro che hanno almeno un genitore o un nonno nato in Italia. Questo significa che la cittadinanza automatica si ferma alla seconda generazione: chi è discendente da un bisnonno italiano, ad esempio, non potrà più ottenere il passaporto italiano solo sulla base della genealogia. Inoltre, i genitori o i nonni dovranno aver avuto la cittadinanza italiana o essere stati residenti in Italia per almeno due anni continuativi prima della nascita del figlio.
La misura risponde all’esigenza di limitare l’automatismo che, negli ultimi anni, aveva portato a un boom di richieste da parte di italo-discendenti residenti all’estero, spesso con legami debolissimi con il Paese. Secondo il Governo, la riforma mira a rafforzare il senso di appartenenza e a contrastare fenomeni di abuso e commercializzazione dei passaporti italiani.
Il vincolo effettivo e la doppia cittadinanza
Il decreto introduce anche la necessità di un “vincolo effettivo” con l’Italia per i figli nati all’estero da cittadini italiani. L’obiettivo è garantire che la cittadinanza sia riservata a chi mantiene un reale legame con il Paese, in linea con quanto previsto da altri ordinamenti europei. Per chi è nato all’estero e possiede già un’altra cittadinanza, la nuova normativa prevede una preclusione all’acquisizione automatica della cittadinanza italiana, salvo specifiche eccezioni, come le domande già presentate entro il 27 marzo 2025 o appuntamenti fissati entro quella data.
Le novità per i minori stranieri e apolidi
Un’altra importante novità riguarda i minori stranieri, figli di cittadini italiani per nascita: potranno diventare cittadini italiani se i genitori o il tutore dichiarano la volontà di acquisire tale status e il minore risiede legalmente e continuativamente per almeno due anni in Italia. Le stesse regole si applicano anche ai minori apolidi, rafforzando così le tutele per chi rischia di restare senza nazionalità.
Riacquisto della cittadinanza e deroghe
Il decreto prevede la possibilità di riacquistare la cittadinanza per chi sia nato in Italia o vi abbia risieduto almeno due anni consecutivi e l’abbia persa per aver acquisito quella di un altro Stato. In questo caso, però, è previsto il pagamento di un contributo di 250 euro. Restano salve alcune deroghe per chi ha già presentato domanda o ha ricevuto comunicazione di appuntamento entro i termini previsti.
Lavoro subordinato e decreto flussi
Un’ulteriore novità riguarda l’ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato, anche oltre le quote previste dal decreto flussi, per quegli stranieri residenti all’estero e discendenti da cittadini italiani che siano in possesso della cittadinanza di uno Stato di destinazione di rilevanti flussi di emigrazione italiana. Gli Stati interessati saranno individuati con apposito decreto del ministro degli Esteri.
Le questioni aperte e il referendum di giugno
La riforma non affronta però la situazione di circa 2,5 milioni di persone che vivono in Italia da molti anni, o che sono nate qui da genitori stranieri, ma che ancora non hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Su questo tema si giocherà una partita importante anche in occasione del referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno, che propone di ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza continuativa necessari per la richiesta di cittadinanza.
La nuova legge sulla cittadinanza italiana segna un cambio di passo, dal momento che restringe i criteri per il riconoscimento per discendenza e introduce nuovi vincoli per chi risiede all’estero. L’obiettivo dichiarato è rafforzare il legame effettivo con l’Italia e allinearsi agli standard europei, ma restano aperte molte questioni, soprattutto per chi vive e lavora in Italia da tempo senza ancora aver ottenuto la cittadinanza. Il dibattito rimane vivo, in attesa anche dell’esito del prossimo referendum.