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Termini e condizioniL’uso del fumo come segnale durante l’elezione papale risale agli inizi dell’Ottocento. Già nel 1800, il popolo romano si radunava davanti al Quirinale per osservare il fumo prodotto dalla combustione delle schede elettorali dei cardinali riuniti in Conclave. All’epoca, però, la tradizione era diversa da quella attuale: la fumata indicava la mancata elezione del Pontefice, mentre l’assenza di fumo segnalava che il Papa era stato scelto. Non esisteva ancora una distinzione precisa tra i colori del fumo, e spesso la combustione di schede e paglia generava una sfumatura ambigua, difficile da interpretare per la folla in attesa.
L’introduzione della fumata bianca e nera: dal 1914 una svolta
La vera svolta si ebbe nel Novecento. Fu nel Conclave del 1914, che portò all’elezione di Benedetto XV, che per la prima volta si utilizzò ufficialmente il fumo bianco per annunciare l’elezione e il fumo nero per segnalare un esito negativo. Da allora, la distinzione tra fumata bianca (avvenuta elezione) e fumata nera (nessuna elezione) è diventata prassi consolidata.
Nel corso del Novecento, non mancarono episodi di incertezza: nel Conclave del 1958, ad esempio, alcune fumate intermittenti diedero adito a teorie complottiste, mentre nel 1978 una crepa nel condotto riempì la Sistina di fumo nero durante uno scrutinio. La necessità di rendere più chiaro il segnale portò, dal 2005, all’introduzione di una seconda stufa, destinata a produrre fumo colorato tramite specifiche miscele chimiche e all’accompagnamento della fumata bianca con il suono delle campane della Basilica di San Pietro.
Aspetti tecnici e curiosità: la fumata gialla e la modernizzazione
Oggi il sistema prevede due stufe nella Cappella Sistina: una storica in ghisa, in uso dal 1939, e una moderna apparecchiatura elettronica introdotta nel 2005. La prima brucia le schede votative insieme a composti chimici specifici: una miscela di perclorato di potassio, antracene e zolfo genera la fumata nera, mentre clorato di potassio, lattosio e colofonia producono il fumo bianco. La seconda stufa, dotata di fumogeni artificiali, aumenta l’intensità e la visibilità dei colori, garantendo che il segnale sia percepibile anche in condizioni meteorologiche avverse.
Curiosità: in passato esisteva anche la 'fumata gialla', usata come prova tecnica per verificare il corretto funzionamento della stufa prima dell’inizio del Conclave. Questa pratica è stata abbandonata dopo il 2005, grazie alla modernizzazione degli impianti.
Una tradizione tra sacralità e innovazione
Oggi la tradizione delle fumate bianche e nere rimane uno dei simboli più riconoscibili e solenni del Conclave, un rito che unisce innovazione tecnica e continuità storica, e trasmette al mondo un messaggio chiaro e immediato sull’elezione del nuovo Papa. Se un tempo bastava il fumo a far capire il risultato, oggi la tecnologia – tra stufe, fumogeni e campane – assicura che il segnale sia inequivocabile. Ma mantiene intatto il fascino di un gesto che attraversa i secoli.