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Termini e condizioniQuando pensiamo al potere degli Stati, spesso immaginiamo eserciti, armi e conflitti. Tuttavia, il politologo americano Joseph S. Nye ha introdotto un concetto diverso e più 'sottile', cioè quello di soft power. Che sarebbe la capacità di uno Stato di influenzare gli altri non ricorrendo solo alla forza, ma tramite cultura, valori positivi e politiche attrattive. Ecco come funziona.
Cos'è il soft power?
Coniato negli anni '90, il termine soft power si contrappone all'hard power, cioè il potere puramente militare ed economico. Secondo Nye, un Paese può esercitare la propria influenza, tramite il soft power, in tre modi:
Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno esercitato per decenni un enorme soft power grazie a Hollywood, alla musica pop, al prestigio delle università e ai principi democratici 'esportati' in tutto il mondo. Questa attrattiva culturale e ideologica, quindi, ha permesso loro di influenzare il mondo senza dover ricorrere sempre (e soltanto) alla forza militare.
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Il soft power nell'antichità: il caso dell’Impero Romano
Il concetto di soft power non è in realtà una prerogativa della politica contemporanea. Già l’Impero Romano, ad esempio, ne fece un uso magistrale. Sebbene Roma fosse una grande potenza militare, il suo dominio non si basava solo sulla forza delle legioni, ma anche sulla capacità di attrarre e integrare i popoli conquistati attraverso la cultura e le istituzioni.
Roma inoltre offriva ai popoli sottomessi qualcosa di molto prezioso: la cittadinanza romana, un privilegio che dava accesso a diritti, protezione e opportunità economiche. Inoltre, la lingua latina, l’architettura e l'ingegneria monumentale, il diritto romano e lo stile di vita capitolino esercitavano un’enorme influenza sui territori annessi. Quindi le popolazioni, anziché ribellarsi, spesso adottavano spontaneamente gli usi e costumi romani.
L’arte e la letteratura romane erano apprezzate ben oltre i confini dell’Impero, e le infrastrutture costruite – strade, acquedotti, anfiteatri – miglioravano sensibilmente la qualità della vita delle popolazioni sottomesse, creando negli anni un senso di forte appartenenza alla civiltà romana. Per non parlare dei giochi gladiatori, del teatro e della cultura delle terme, che contribuivano in maniera decisiva a diffondere lo stile di vita romano e a consolidarne l'influenza.
Il soft power nell'era di Trump
Tornando all'oggi, il soft power continua ad essere un’arma potentissima nelle relazioni internazionali. Specialmente per glli Stati Uniti, che da decenni riescono a creare modelli culturali attraenti e a diffondere valori condivisi anche senza l'utilizzo della forza. Preoccupa tuttavia l'atteggiamento della nuova amministrazione Trump, che sembra fare di tutto per mandare all'aria decenni di paziente applicazione del soft power a livello globale.
I ricatti di Trump all'Ucraina - ad esempio sulle terre rare - e la minaccia continua di dazi a potenze alleate (come Canada, Paesi dell'Unione Europea e Messico), rischiano quindi di fare più danni sul lungo periodo dell'applicazione (comunque molto cara agli USA) della forza bruta. Ma la lezione di Nye, del soft power e dell’Impero Romano è chiara: il potere più duraturo non è quello imposto con la forza, bensì quello che le persone scelgono di seguire spontaneamente.