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Termini e condizioniIn un’intervista esclusiva a Repubblica, il politologo Francis Fukuyama lancia un monito drammatico: i dazi annunciati da Donald Trump su auto, acciaio e semiconduttori cinesi, in vigore dal 2 aprile 2025, rischiano di innescare una spirale protezionista capace di destabilizzare l’ordine globale. Per l’autore de La fine della storia, siamo di fronte a un punto di svolta: la disintegrazione del sistema multilaterale post-1945 potrebbe aprire scenari simili agli anni ’30 del Novecento, quando le guerre commerciali accelerarono il collasso verso il conflitto mondiale.
La logica del “America First” e la fine dell’ordine liberale
Trump ha definito i dazi “una dichiarazione di indipendenza economica”, ma per Fukuyama rappresentano l’ultimo atto di un disegno politico che ha smantellato i pilastri della globalizzazione. L’ex presidente punta a sostituire il sistema basato su WTO e alleanze strategiche con accordi bilaterali condizionati alla lealtà agli USA. Una strategia che, secondo il politologo, “trasforma l’economia in un’arma geopolitica”, alimentando risentimento e contraccolpi. L’UE ha già annunciato ritorsioni per 300 miliardi di dollari, mentre Pechino valuta l’embargo sulle terre rare, materiali essenziali per l’industria tech occidentale.
Il pericolo degli errori di calcolo
Il rischio maggiore, spiega Fukuyama, non è la guerra commerciale in sé, ma l’interconnessione tra economia e sicurezza. La Cina potrebbe rispondere ai dazi con azioni militari più aggressive su Taiwan, contando su un’America isolazionista. Allo stesso tempo, Trump ha minacciato di abbandonare la NATO se gli alleati non aumenteranno le spese militari: un vuoto di potere che la Russia di Putin potrebbe sfruttare per attacchi in Moldova o nei Paesi Baltici.
Il parallelo con gli anni ’30 e il ruolo della tecnologia
Il riferimento storico agli anni ’30 non è casuale. I dazi Smoot-Hawley del 1930, che alzarono le tariffe statunitensi fino al 60%, ridussero del 66% il commercio globale e aggravarono la Grande Depressione, creando il terreno per l’ascesa dei nazionalismi. Oggi, la differenza è data dalla tecnologia: l’intelligenza artificiale e i semiconduttori sono risorse strategiche su cui USA e Cina competono senza regole condivise. Il divieto di esportare chip avanzati verso Pechino, unito ai dazi, potrebbe spingere la Cina a un riarmo tecnologico accelerato, includendo partnership con potenze rivali come Russia e Iran.
L’Europa tra due fuochi
L’UE è il grande assente nella strategia di Trump, che la considera “un concorrente sleale”. I dazi del 25% sulle auto europee colpiranno soprattutto la Germania, già in recessione tecnica, ma l’effetto domino coinvolgerà tutta la filiera continentale. Bruxelles rischia di finire schiacciata tra il protezionismo americano e il dumping cinese, senza una vera autonomia difensiva.
Verso un mondo multipolare e instabile
Il quadro tracciato dal politologo è quello di un’era di “neomedioevo geopolitico”, dove gli Stati cercano sicurezza attraverso alleanze mutevoli e sfere d’influenza. La differenza con la Guerra Fredda è l’assenza di un sistema di deterrenza nucleare chiaro: Paesi come Corea del Nord o Iran potrebbero approfittare della confusione per attacchi a bassa intensità, innescando in questo modo reazioni a catena.
Ma con Trump allla Casa Bianca e la Cina sempre più assertiva, la finestra per la diplomazia si sta chiudendo rapidamente. Il pericolo non è una Terza Guerra Mondiale tradizionale, ma un conflitto globale frammentato e permanente, dove le armi economiche e quelle convenzionali si alimentano a vicenda.